Cocomero e Maratona
Siete mai stati dal cocomeraro?
D’estate, con il caldo, magari
dopo una giornata al mare, una delle cose migliori che offre Roma è il
banchetto del cocomeraro.
A bordo strada… in genere pieno
di bandiere sventolanti, due sedie di plastica, un secchione dell’immondizia
dove gettare le bucce, magari “er nasone” (caratteristica fontanella romana) nei
paraggi, per darsi una sciacquata a mani e faccia dopo il pasto rinfrescante,
un rotolone asciugatutto attaccato ad una cordicella.
Al centro di tutto, però, si erge
il bancone dei cocomeri. Uno spettacolo per la vista. File ordinate di spicchi
regolari di cocomero rosso e lucente, sono sistemate dietro al vetro del banco
frigo.
Pochi spicci alla cassa, il
cocomeraro ti porge la fetta, tu l’afferri, ti poni nella caratteristica
posizione “antisgocciolo” (muso avanti e culo indietro) e poi… l’apoteosi!
Dolce, fresco, croccantino,
dissetante: la quint’essenza dell’estate.
Praticamente ti ci lavi il viso…
meno male che c’è er nasone pe dasse na lavata!
E poi arriva l’idea geniale: “scusa
amò… domani sera nun viè tu sorella cor marito a casa? Pijamone uno sano, lo
mettemo ar frigorifero e lo spaccamo domani”
Accanto al bancone, infatti, c’è
una gabbia di ferro completamente ricolma di cocomeri interi, pronti per la
vendita.
Il cocomeraro, con gesto esperto,
ne sceglie uno… gli dà due sberle, poi lo posa, ne prende un altro… altre due
sberle… pare ascoltarne il suono, sembra un pediatra col ragazzino… e
finalmente ci consegna il pesante tesoro.
La sera dopo, a casa, i nostri
sensi sono pronti a rivivere l’esperienza appagante ancora stampata sulle
papille gustative.
Prendiamo il cocomero dal frigo…
lo spacchiamo col coltello affilato e con una tecnica tramandata di padre in
figlio da generazioni… distribuiamo le fette ai commensali con fare ieratico…
manco fossimo Gesù Cristo all’ultima cena… poi finalmente azzanniamo.
E a metà morso, è già evidente
che i sogni s’infrangono!
Dov’è finita la dolcezza e la
croccantezza del giorno prima?
Questo è insipido… anzi
annacquato… me pare pure un po’ “cotto”
Oddio, al centro forse un po’
ricorda quello di ieri… ma è farinoso, non scrocchiarello.
Mamma mia… vicino alla buccia poi
è bianco e sa de cetriolo…
Lascia perde… famose na viennetta…. Ma domani ce ripasso dar cocomeraro
e me sente!
L’indomani non ci ripassiamo di
certo… ma i più puntigliosi se lo ricordano la domenica dopo e, all’atto di
comprare uno spicchio al bancone, rivolgono la solita, trita domanda al
venditore:
“aò… ma com’è che sti spicchi so micidiali… e invece er cocomero che m’hai
venduto la settimana scorsa era na ciofèca che manco le galline l’hanno
voluto??”
Il cocomeraro a quel punto assume
una postura d’attacco, aggrotta le sopracciglia, si aggrappa al bancone con le
mani e dice due delle frasi più classiche della storia dei cocomerari di tutti
i tempi:
“ma nun è possibile!! ….…e
comunque er cocomero è così… mica ce sto dentro io... finchè nun lo spacchi nun
lo poi sapè com’è”
Ecco.
Su queste parole bisognerebbe
riflettere a fondo.
Io l’ho fatto e non ho potuto non
constatare quante similitudini vi siano tra il cocomero e la maratona.
Per quanto ci si possa allenare
duramente, seguendo tabelle scientifiche e alimentazione corretta, la maratona
rimane un’incognita fino al giorno della gara.
Puoi sentirti un leone nell’ultimo
lungo oppure completamente spompato.
Puoi scegliere la gara
teoricamente più favorevole, così come hai scelto il cocomeraro più affidabile,
che ti aveva venduto gli spicchi più saporiti… ma finche non arriva il mattino
della partenza, finchè non cominci a correre… non potrai sapere come andrà.
Conosco un sacco di atleti, anche
molto forti, che hanno dovuto abbandonare a metà gara o addirittura all’inizio,
per un dolore improvviso, per il freddo, per problemi intestinali mai
provati in precedenza.
Puoi avere i crampi, può essere
una giornata ventosa, o troppo calda, o troppo fredda…
Puoi aver indossato i calzini
sbagliati e ti vengono le vesciche.
Può mollarti la testa al
trentesimo chilometro.
Tante volte mi è stato chiesto,
in procinto di correre una maratona, come mi sentissi e, quindi, in quanto tempo
prevedessi di concluderla.
La mia risposta non può che
essere una soltanto: “boh… sai che te
dico? La maratona è come er cocomero: finchè nun la corri non lo poi sapè com’è!”
Meno nove giorni alla Maratona di
Stoccolma! Speriamo abbiano buoni cocomeri!!!!!!!!!
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